Prose by Giosuè Carducci
autore:Giosuè Carducci [Carducci, Giosuè]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utet
pubblicato: 2012-12-31T23:00:00+00:00
VI
[…] E altri, parlatori e scrittori e giornalisti, rappresentanti specialmente le opinioni conservative, sono stati d’accordo, nella larghezza della laude postrema54, ad attribuire ad Alessandro Manzoni un merito, del quale essi medesimi non si erano per l’addietro accorti o non si erano accorti a bastanza: quello di creatore o fattore, come dicono oggi, dell’unità italiana.
Sono certamente bellissimi versi questi dell’inno scritto nel marzo del 1821 e consecrato alla memoria del Körner55:
Chi potrà della gemina Dora,
della Bormida al Tanaro sposa,
del Ticino e dell’Orba selvosa
scerner l’onde confuse nel Po;
chi stornargli del rapido Mella
e dell’Oglio le miste correnti,
chi ritogliergli i mille torrenti
che la foce dell’Adda versò;
quello ancora una gente risorta
potrà scindere in volghi spregiati,
e a ritroso degli anni e dei fati
risospingerla ai prischi dolor;
una gente che libera tutta
ο fia serva fra l’alpe ed il mare;
una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor56.
Bellissimi versi, e con tanta finitezza virgiliana lavorati nel ricamo e nelle frange delle imagini secondarie tratte con novità opportuna ed esatta dalla erudizione geografica, che, se non l’intimo e rapido fuoco dell’inno, il quale non può soffermarsi a rilevare con lingueggianti fiammelle i contorni, rivelano, a chi volesse ignorarlo, quale artista di stile anche in versi fosse, quando voleva, il Manzoni. Ma quanto all’unità italiana, non fu, a vero dire, proclamata la prima volta in quelle strofe, e né pure nella canzone del 1815 al Murat ove leggesi,
liberi non sarem se non siam uni57.
Come idea letteraria, anzi classica, l’unità d’Italia avea fatto già la sua entrata nella poesia da un pezzo. Il povero Benedetti58, suicida obliato, la cantava in quei medesimi giorni. Fin dal 1797 la cantò il Monti, quando al Bonaparte vincitore ammoniva,
La ben comincia impresa al fin consuma,
e sii d’Italia l’Alessandro e il Numa;
e mostrandogli la patria che
nel seno t’addita augusto e pio
il solco ancor della vandalic’ asta,
lo pregava volesse
di leggi dotarla e le disciolte
membra legarle in un sol nodo e stretto,
ed impedir che di sue genti molte
un mostro emerga che le squarci il petto59.
L’idea dell’unità, anzi dell’accentramento, e la paura del federalismo, non potevano, parmi, essere più nettamente e precisamente determinate. E di nuovo, nel 1802, per la instituzione della Repubblica italiana, ammoniva la patria:
Muor, divisa, la forza; unità sola
resiste a tutti, e a morte i regni invola60.
E quando rappresentavasi ne’ teatri della Repubblica il Caio Gracco fremiti d’assenso e plausi entusiastici scoppiavano a queste parole:
Caio.
Io, per supremo
degli dèi beneficio in grembo nato
di questa bella Italia, Italia tutta
partecipe chiamai della romana
cittadinanza, e di serva la feci
libera e prima nazïon del mondo.
Voi, Romani, voi sommi incliti figli
di questa madre, nomerete or voi
l’italiana libertà delitto?
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